Ecco gli abstract degli interventi del pomeriggio:
Ricollocazione e ripensamento.
Gli omaggi estremi al western da I tre amigos a L'uomo del giorno dopo.
di Matteo Pollone
Il diritto di essere opachi.
Identità e alterità ne Le tre sepolture.
di Andrea Mattacheo
"C’è modo e luogo di scoprire che il confine è d’aria e luce"
C. S. I, Vicini
Nel farlo ci si concentrerà sul passaggio da una narrazione che guarda all’epica e al mito come luogo di definizione dell’identità ad una, quella del film di Tommy Lee Jones (e di Guillermo Arriaga), che proprio facendo a pezzi l’epica (e la temporalità) si propone di raccontare l’epoca: la nostra epoca. In particolare lo si farà analizzando la messa in forma e la risoluzione del conflitto con altri: è nell’essere piccoli e umani che gli uomini possono riconoscersi infinitamente simili e non tanto in una comunione di ideali assoluti. È perché “siamo” tutti ugualmente meschini che i confini non hanno ragione di esistere.
La frontiera seriale: Deadwood e la civiltà nord-americana
di Attilio Palmieri
Elementi semantici/elementi sintattici.
Frammenti western in Heat.
di Hamilton Santià
L’intervento vuole dimostrare - partendo dalle posizioni di Rick Altman - come sia gli elementi sintattici che gli elementi semantici del western, ormai diventati veri e propri segni di un “immaginario” condiviso del cinema (non solo americano), possano svilupparsi autonomamente in contesti non tradizionali, riuscendo a ridefinirsi in testi non appartenenti al western.
La scelta di Heat (id., Michael Mann, 1997), pur essendo un noir metropolitano, è funzionale in quanto si presta a una rilettura e riflessione sull'evoluzione dei tratti caratteristici del genere e alla loro ricontestualizzazione (ad es. la frontiera, la soglia, l’amicizia, l'incontro con l'Altro, la città come metafora, o riscrittura, della wilderness).
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