domenica 21 marzo 2010

l'ultimo spettacolo: RAIDERS OF THE LOST ARK (S. Spielberg, 1981)


Quando nel 1981 uscì I predatori dell'arca perduta, a fronte del grande successo di pubblico non figurò una pari fortuna critica: eccessive parvero le soluzioni di messa in scena ad una critica abituata ad un cinema, quello degli anni Settanta, lontano anni luce dal lavoro del regista de Lo squalo. Il percorso di avvicinamento all'opera non è stato dei più semplici: dopo il grande successo di Incontri ravvicinati del terzo tipo Spielberg affronta il suo primo insuccesso commerciale con 1941 – Allarme a Hollywood. Anche in questo caso si tratta di un film di difficile lettura: alla disfatta economica si accompagna una complessità critica di indubbio valore, fatta di innovazione stilistica, aperture al postmoderno e grande portato metalinguistico.
Alla luce dell'esito del film del 1979 il regista fa le cose diversamente, interpreta i mutamenti del sistema produttivo hollywoodiano e vi si insinua, capisce che per avere potere contrattuale bisogna auto-prodursi e, soprattutto, mutare le strategie comunicative con lo spettatore. Insieme all'amico George Lucas, fresco dei successi di Guerre stellari e L'impero colpisce ancora, crea, sulla scia d'oro della celeberrima e rivoluzionaria saga lucasiana, un altro high concept movie, colosso produttivo la cui carta vincente risiede intrinsecamente nella propria ontologia: oggetto cinematografico in grado di trasmigrare attraverso tutti i canali della comunicazione, prodotto culturale che trascende il cinema, che copre e interpreta le forme di comunicazione popolari americane. I predatori dell'arca perduta ha infatti legami inscindibili con la tradizione classica, con un particolare tipo di eroe maschile; incorpora una lunga tradizione di film d'avventura degli anni Trenta e Quaranta; metabolizza le istanze comunicative del serial avventuroso americano (molto amato da George Lucas); assume al suo interno trame e sotto-trame che vedono nella letteratura giovanile la propria matrice e riabilita l'iconografia fumettistica come forma d'arte. Anche quest'opera, come tante altre dell'autore, è però prima di tutto un'esibizione di cinema, spettacolo affascinante e abbacinante delle potenzialità della settima arte, bomba ad orologeria audiovisiva che ama prima di ogni cosa rendersi manifesta, dimostrare la propria potenza, detonarsi senza indugi extra-cinematografici.
La prima sequenza è in questo senso una dichiarazione d'intenti: quasi un cortometraggio in cui vengono poste in nuce tutte le peculiarità che il film dimostra di possedere nel suo svolgimento, accennate le tematiche che la narrazione affronterà e, soprattutto, esplicate in maniera emblematica le soluzioni registiche che caratterizzano tutto il film: l'uso intensivo della suspense di hitchockiana memoria, il ricorso al montaggio alternato per caricare di pathos ed attese le mirabolanti scene d'azione che pongono in evidenza tematiche fondamentali del film e del regista quali l'inseguimento e la caccia - non c'è tanto di differente, in fondo, tra l'autocisterna (Duel), le pattuglie di polizia (Sugarland Express), lo squalo (Lo squalo) e la palla nera (I predatori dell'arca perduta) e minacciosa che insegue Indiana Jones nella prima sequenza.
Attilio Palmieri

I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA
(Raiders of the Lost Ark, Steven Spielberg, 1981)
mercoledì 24 marzo 2010, Auditorium G. Quazza, ore 15.00
presentazione a cura di Attilio Palmieri

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