lunedì 8 marzo 2010

l'ultimo spettacolo: THERE WILL BE BLOOD (P.T. Anderson, 2007)


There Will Be Blood: scorrerà il sangue.

Paul Thomas Anderson titola la sua ultima pellicola con una profezia. Questa frase apre e chiude il film, bianco su nero. Indica ciò che accadrà e sottolinea ciò che è appena accaduto. Tutto il film è una profezia. Daniel Plainview (Daniel Day Lewis) è un cercatore d’argento che diventa cercatore di petrolio. Durante il trivellamento di un terreno in California incontra Eli Sunday (Paul Dano), giovane predicatore evangelico. Questi due personaggi sono l’anima di ogni ambito di riflessione affrontato dal film. La sceneggiatura, firmata come sempre dallo stesso Anderson, è un adattamento di Petrolio! (Oil!, 1927), romanzo di Upton Sinclair. Il lavoro di scrittura è però affrontato da Anderson in una direzione di semplificazione e scarnificazione, andando a eliminare gli intrecci politici ed economici presenti tra le pagine del libro e riducendo al minimo l’attenzione verso H.W., il figlio di Plainview.

La base su cui il film è stato scritto si collega alla storia americana: sia letteraria (oltre a Petrolio!, anche Moby Dick) che cinematografica, un chiaro esempio è John Huston. È interessante notare come proprio John Huston abbia trasposto per il grande schermo il celebre romanzo di Herman Melville, Moby Dick, il cui protagonista ha più di un collegamento con quello de Il petroliere. Come per il capitano Achab, quella di Plainview è una sfida costante alla natura: è più importante il successo della loro personale impresa che il semplice guadagno. In entrambi, la smania di raggiungere il proprio sogno porterà al delirio di onnipotenza.

I riferimenti cinematografici maggiori si collegano al cinema muto. In questo senso, sono illuminanti gli anni che Anderson sceglie per contestualizzare il racconto, tra il 1911 e il 1927. Seguendo una strada prettamente storica, si può notare come il 1911 possa essere considerato l’anno di affermazione del lungometraggio, mentre il 1927 è l’anno che determina l’inizio del cinema sonoro e la fine del muto. Si potrebbero così spiegare i tantissimi riferimenti (sia citazioni che semplici suggestioni) che rimandano al cinema muto.

Come in quasi tutta la filmografia del regista, anche ne Il petroliere c’è un mescolamento di generi diversi: come lo stesso Anderson ha dichiarato questa sua ultima opera è un horror travestito da western. Palese collegamento con uno dei registi simbolo del muto: Eric Von Stroheim, il cui Rapacità (Greed, 1923) sembra riecheggiare più volte all’interno della pellicola.
Un altro riferimento è a Murnau, omaggiato da P.T. Anderson con un’esplicita citazione da Nosferatu (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, 1922): Daniel Plainview, novello conte Orlok, si incurva e si storce sulla scala, prima di succhiare (metaforicamente) il sangue della sua inerme vittima nella parte finale del film.

Ma Il petroliere, oltre che alla storia del cinema, contiene riferimenti alla storia dell’uomo, componendosi come un’enorme ed imponente allegoria politica, sociale e, per certi versi, religiosa della realtà statunitense. In particolare di tutti gli elementi che ne hanno decretato lo sviluppo e di quelli che potrebbero decretarne la fine. Il petrolio, e il denaro, come nuove divinità; battesimi nell’oro nero e nella menzogna; derrick d’estrazione come nuove torri di Babele; la guerra eterna tra Caino ed Abele. E persino nell’Apocalisse di Giovanni si possono trovare altre personificazioni dei protagonisti del film: la bestia del mare (Ely) in grado di soggiogare i fedeli, e la bestia della terra (Daniel) in grado di marchiare ogni compravendita.
Anderson racconta la nascita della nuova Babilonia, e Babilonia, come è scritto, verrà rasa al suolo.

Andrea Chimento e Paolo Parachini

IL PETROLIERE
(There Will Be Blood, Paul Thomas Anderson, 2007)
lunedì 15 marzo 2010, Cinema Massimo 3, ore 16.30
presentazione a cura di Andrea Chimento e Paolo Parachini

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