domenica 11 aprile 2010

l'ultimo spettacolo: APOCALYPSE NOW (F.F. Coppola, 1979)


Un bambino di circa dieci anni si avvicinò a un gruppo di marine della compagnia Charlie. Rideva e muoveva la testa da una parte all’altra in uno strano modo. La fierezza del suo sguardo avrebbe dovuto far capire a chiunque di cosa si trattava, ma la maggior parte dei soldati non è mai stata sfiorata dall’idea che anche un bambino vietnamita poteva essere fatto impazzire, e quando lo capirono, ormai il bambino aveva incominciato ad attaccarli graffiandoli negli occhi e a strappargli le tute, mettendo tutti in imbarazzo, limando i nervi a tutti, finché un soldato nero lo afferrò da dietro e lo tenne stretto per il braccio. «Dai, vieni, povero piccino, prima che uno di questi figli di buona donna ti spari».

Michael Herr, Dispacci, 2009, Rizzoli, Milano, p.98

[…] Ma se Apocalypse Now non parla della guerra del Vietnam, nella misura in cui non ci dice nulla sulle origini di quel conflitto e sulle ragioni delle due parti in lotta, e tende verso un rappresentazione stilizzata e surreale, c’è da chiedersi se effettivamente il film abbia in qualche modo a che fare con la dimensione della Storia. Apocalypse Now è ispirato a Heart of Darkness, un libro tutto incentrato sul problema dello scontro tra Kultur europea e società primitive e sulla segreta attrazione che la wilderness esercita sull’uomo bianco. Questo problema di fondo del testo con radiano è collocato – con le dovute mediazioni – anche al centro del film di Coppola. Il regista parte, sì, dal Vietnam, ma per fare un discorso più ampio sull’America (cuore politico-militare e culturale della civiltà occidentale, corrispettivo moderno dell’impero britannico dell’età di Conrad) e sul rapporto con l’altro, vietnamita o pellerossa che sia. Il personaggio di Robert Duvall è una sorta di icona, di simbolo vivente del nesso tra Vietnam e guerre indiane, tra passato e presente dell’espansionismo americano. Il tenente colonnello Kilgore, con tanto di cappello da cavalleggero, è un diretto discendente di Custer e di Theodore Roosvelt che ha sostituito i cavalli con gli elicotteri, e che quando parte all’attacco fa suonare la carica al trombettiere, come i suoi predecessori facevano nelle Grandi Pianure o sulla collina di San Juan. La musica di Wagner assurge quindi a simbolo sonoro dell’Occidente e della sua esperienza storica. La sequenza del bombardamento del villaggio è una visualizzazione della natura ambivalente dell’uomo faustiano, terribile e affascinante al contempo. Ma l’apparato tecnologico americano non è soltanto mostruoso, la sua comparsa nel cuore della wilderness crea anche una sensazione di irrealtà. La scena dello show dell’USO è quella più significativa a proposito. La presenza del palco illuminato e delle bunnies – che non a caso indossano costumi western – nel bel mezzo della giungla del Sud-Est asiatico è surreale, incredibile. […]

Giame Alonge, Tra Saigon e Bayreuth. Apocalypse. Now di Francis Ford Coppola, 1993, Tirrenia Stampatori, Torino, pp. 42-43


APOCALYPSE NOW
(id., Francis Ford Coppola, 1979)
martedì 13 aprile 2010, Auditorium Quazza - seminterrato Palazzo Nuovo, ore 15.00
presentazione a cura di Giaime Alonge

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