domenica 19 dicembre 2010

TFF 2010 - This Movie Is Broken (Bruce McDonald)

Le perplessità che questo film suscita portano a considerare altri elementi che non la sterile assurdità della trama. This Movie Is Broken si pone esattamente a metà tra un documentario sulla band protagonista e una storia indie post-adolescenziale. Sulla carta può uscirne qualcosa di ottimo (del resto, i Broken Social Scene sono uno dei più importanti gruppi del panorama musicale indipendente e Bruce McDonald è il regista di Ponty Pool, acclamato allo scorso Torino Film Festival). Il problema, però, sta nella natura dell’esperimento: McDonald non cerca una commistione degli elementi, si limita a sommare le due anime. Non ragiona sugli scarti e sulle differenze sostanziali in grado di generare una narrazione “ibrida” e, al tempo stesso, convincente. È un lavoro che, pur partendo dai suoi punti di forza – il macroevento del concerto dei Broken Social Scene e la storia d'amore tra i due protagonisti – li tratta come materiali qualunque. Non riflette sulla forza specifica dei soggetti, ma costruisce una narrazione piatta che potrebbe andare bene per ogni situazione, ogni trama e ogni gruppo musicale.

Andando oltre, è proprio la regia di
This Movie Is Broken a non funzionare. McDonald guida la costruzione di senso con una mano pesantissima che si concentra su primissimi piani e su dettagli in maniera ossessiva, claustrofobica, quasi pornografica. Lo schermo è costantemente occupato da corpi, vestiti, pelle, parti di strumenti musicali. Un horror vacui che porta all’attesa spasmodica per un allargamento di campo. Ironicamente, il primo piano diventa un elemento liberatorio.

Probabilmente McDonald si concentra su questi elementi per suggerire il sentimento di oppressione, alienazione e insicurezza dei giovani globalizzati che vogliono uscire dall’adolescenza. In questo caso, probabilmente, avrebbe dovuto cercare qualcosa capace di andare oltre una semplice somma delle parti: i materiali di partenza di
This Movie Is Broken sono talmente specifici da meritare una trattazione che ragiona per “fusione”, e non per somma delle parti. Del resto, la forza della musica dei Broken Social Scene (qui visti come vettore catartico) sta proprio nello scrivere canzoni capaci di collegarsi a vari generi, tradizioni, testi, musiche e immaginari. I loro dischi non sono “addizioni”, bensì fusioni, riflessioni, aperture, passi in avanti. Concerto e storia d’amore sembrano unirsi con naturalezza ma vivono tutti e due dinamiche proprie e, per questo, non automaticamente sovrapponibili. Il cinema americano indipendente usa in maniera caratteristica il sottofondo musicale per tratteggiare le relazioni personali cercando, per l’appunto, di trovare i punti di contatto tra i due testi così da farli dialogare. I sillogismi semplici appaiono ridondanti e amplificano il loro mal funzionamento. McDonald sovrappone senza preoccuparsi del dialogo mancato.

Hamilton Santià

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